Giro delle Serre sopra a Scanno

Era da tempo che desideravo fare questa escursione con l’obiettivo principale di acquisire sul campo la conoscenza di un’area dalla morfologia complessa, fatta com’è dal susseguirsi di tante cime e cimette sparse.
E così parto da Roma che è ancora buio e alle 7 sono pronto, zaino in spalla all’inizio del sentiero Y9 per avviarmi verso questa promettente giornata di montagne. Una nota di merito va anzitutto all’opera di marcatura del sentiero che non lascai mai dubbi anche all’escursionista meno esperto o sprovvisto di carte ed altri strumenti di orientamento; la presenza di paline nelle zone prive di riferimenti significativi sul terreno lascia intuire una percorribilità del sentiero senza indecisioni anche in presenza di neve.
La carrareccia prima ed il sentiero poi si snodano nel bosco il che ovviamente rende meno ostica la prima parte della salita sebbene oggi si sudi non poco per l’elevata umidità visto che la notte qui è piovuto, con buona pace per noi che sopravviviamo da giorni sulla graticola della grande metropoli.
Con una pendenza discreta ma costante si giunge in breve allo stazzo Ciaccariello: deve essere arrivata da poco una carovana di alcuni muli ancora ansimanti e carichi di materiali per il taglio della legna e tanto altro.
Dopo il rifugio il sentiero entra ed esce dal bosco più volte fino ad esserne definitivamente fuori attorno ai 1.800 ed è li che si svela allo sguardo il bell’anfiteatro della testata della valle; alla sinistra si lancia nell’alto la serra di M.Canzoni che, per un gioco di prospettiva, appare ben più imponente ed elevata di quanto in realtà essa sia.
Conviene lasciare il sentiero arrivati a quota 1.900, da lì con un traverso panoramico si sale direttamente sulla cima della Serra dove un ometto bello grosso attende gli escursionisti di turno rassicurandoli del non essersi smarriti ma anzi, di aver raggiunto la sospirata vetta.
Con veloce discesa e un po’ meno veloce risalita si arriva sulla famosa Navetta, proprio di fronte alla Cima della Serra di M.Canzoni: qui ci sono più ometti a perimetrare la lunga e piatta cima che effettivamente, assieme al resto della montagna, un pò ricorda per la forma le navicelle che nelle antiche civiltà stavano a simboleggiare il traghettamento dei defunti verso la vita eterna (questa è ovviamente una mia elucubrazione formulata sul posto in preda forse ad un temporaneo calo di zuccheri!). Me ne sto lassù tutto preso in queste considerazioni quando qualche goccia di pioggia mi riporta alla realtà, per fortuna è solo una nuvola di passaggio .. cose che capitano in montagna.
Ridiscesi verso est si oltrepassa il sentiero proprio nel punto in cui attraversa la sella per poi prendere a scendere verso il rifugio Prato Rosso: una bandierina su un masso ed una palina rimarcano ai lati il valichetto così pieno di significati per il viandante (mi sa che una volta o l’alta la traversata Scanno-Pescasseroli la dovrò proprio fare).
Lasciato il sentiero alle spalle si attacca la salita sui primi contrafforti della Serra della Terratta di cui si individua quasi subito la Cima Sud: il percorso per arrivarci è vario su erba e roccette, per non parlare poi dei panorami che spaziano verso ogni dove ed in particolare sul bel sistema di serre e cime che separano la Terratta dal massiccio del Marsicano; sono così rapito che ogni tanto mi devo concentrare per distogliere lo sguardo dall’orizzonte e vedere bene dove metto i piedi altrimenti … il percorso si svolge in ambiente solenne e sebbene sia solo, nell’estasi del momento, mi ritrovo a declamare ad alta voce quanto tutto ciò sia bello!
La marcia prosegue scavalcando o aggirando cimette intermedie mentre a distanza si notano l’ometto sommitale della Cima Nord e la possente Serra del Carapale, ultima meta della giornata; molto bello è anche il complesso dei massi con cui si stacca ad est la serra del Monte, di minore impatto visivo rispetto al Carapale ma ugualmente elegantemente slanciata verso la valle.
Finalmente arrivo alle famose Ciminiere che sembrano proprio piovute dal cielo nel posto giusto per essere ammirate in tutta la loro singolare bellezza; meglio sarebbe trovarsi qui al tramonto quando chissà quali calde colorazioni assumeranno queste rocce!
In questo punto arriva anche il sentiero che sale da Scanno e che poi attraverso il Valico del Carapale  per ridiscendere anch’esso verso Pescasseroli a formare una grandiosa traversata.
La passeggiata fino alla Cima della Serra Terratta scorre via che è una bellezza: un sentierino appena abbozzato segue il filo della testata della Valle Carapale che rappresenta indubbiamente un’opera grandiosa plasmata da millenni di ghiacci.
Alla fine è la volta della Serra del Carapale, grandioso spartiacque che si eleva direttamente dal lago di Scanno segnando un dislivello di tutto riguardo; il saliscendi è un susseguirsi di ometti di pietre e, visto che ci sono, ce ne metto su qualcuna anche io!
Decido di abbreviare un po’ il ritorno e scendo direttamente dalla sella che si trova a metà circa della serra e da cui è ben visibile molto al di sotto il sentiero (A3) che riporta verso Scanno: la pendenza del fianco della montagna è abbastanza forte e quindi ci vuole un po’ di attenzione per non perdere la trazione e scivolare, a parte questo in pochissimo tempo si guadagna il sentiero già sotto quota 1.800.
Per fortuna arriva presto il bosco perché il caldo accumulato comincia a farsi sentire e in men che non si dica si arriva ad una radura dove è lo stazzo Carapale e subito dopo ad un bivio: dritti si prosegue per il sentiero verso Scanno mentre a destra parte un’ampia carrozzabile che … meraviglia delle meraviglie … riporta esattamente al punto di partenza! La cosa è venuta fuori quasi per caso quando ho chiesto informazioni ad alcuni boscaioli raccontando loro il giro che avevo fatto ed esternando la speranza di trovare un passaggio a Scanno per tornare a riprendere l’auto.
Ecco, la possibilità che mi si è aperta d’improvviso è stata veramente una mano santa: qualche chilometro in meno e niente rischio asfalto!!
La sterrata rimane dapprima in piano, attraversa lungamente la faggeta e raggiunge una stazione d’arrivo di impianti di risalita con annesso bar/ristorante. Debbo dire che, nonostante la concentrazione di metallo e laterizi nel complesso qui non è stata compiuta una devastazione ed anche la pista che scende è stretta e ricavata largamente al di fuori del bosco … d’inverno dovrebbe essere un buon posto anche per lo sci da fondo che si può avvalere della lunga carrozzabile che ora sto percorrendo.
Restano da scendere ancora quasi 400 metri di quota e la strada si snoda per qualche chilometro lungo radure e boschetti nella parte bassa della valle del Ciaccariello fino a ricongiungersi alla via presa al mattino.
Cari Amici che dire, avevo grandi aspettative da questa lunga e varia escursione e sono stato ampiamente accontentato: del mio ho messo la passione e buone gambe .. tutto il resto è venuto da sé!